IL MAGO E L'ALCHIMISTA
Tracce di matita su fogli di carta casuali, improvvisati supporti ad un disegno che non è ancora opera compiuta, ma che già suggerisce, anzi evoca tutte le
suggestioni che saranno realizzate sulla tela. Studi preliminari, bozzetti preparatori, schizzi di pensieri: è una sorta di archivio personale a cui è affidata la memoria del lavoro creativo, uno di quei contenitori che solitamente gli artisti custodiscono con grande gelosia poiché contengono non solo lavori, ma soprattutto suggestioni, pensieri, impressioni, idee - in seguito sviluppate o rimaste tali -, percorsi di vita, e così via, al quale Massimo Livadiotti ci ha concesso di accedere.
Dagli studi realizzati negli anni dell' Accademia, per lo più schizzi a tema libero o di particolari di statue, passando attraverso vari percorsi, fino alle elaborazioni più recenti, come l'idea delle streghe o dei maghi del deserto, Livadiotti mostra e dimostra una coerenza e una continuità di lavoro, di ricerca e di interessi che raramente si trova in altri artisti.
Nato in Africa, egli non ha rinunciato alle tante suggestioni che questa terra gli ha donato: miti, riti, esseri primitivi, entità sovrannaturali, arcaismo e magia, religioni e superstizioni, demoni domestici e sciamani, popolano il suo mondo e la sua opera, donandole una ricchezza iconografica straordinaria.
Eppure il legame con l'Africa, pur così forte e profondo, per uno di quei processi propri alle personalità forti, si allarga fino a comprendere e ad assimilare altre culture. Accanto all' Africa, dunque, ecco l'America, quella degli Indiani, dei "pellerossa", dei popoli nomadi che vivono seguendo i cicli delle stagioni e le manifestazioni della natura. Ecco anche l'antica Roma, in tutta la sua potenza storica, religiosa e artistica, testimoniata oggi dalla sua straordinaria archeologia. Ecco i riferimenti all'era pre-cristiana, quando il culto mitraico era la religione più diffusa. Ed ecco, ancora, molti di quei simboli che non appartengono più ad una specifica cultura ma che sono entrati ormai in quell'iconografia che è patrimonio dell'umanità: il bosco incantato, il guerriero, l'uomo col berretto frigio, il vulcano, il toro, le maschere primitive, il cielo stellato, frammenti di grandi colossi intorno ai quali scorre la vita, e così via. Ecco, infine, l'idea del viaggio, compiuto attraverso spazio e tempo, dove conoscenze attuali si mescolano a memorie classiche, intime e letterarie.
Attraverso un sincretismo tutto personale, Livadiotti, con un'operazione da alchimista, crea una terra di nessuno ma di tutti, un mondo ricco di temi mitici, di personaggi a metà tra l'umano e il divino e di simboli primordiali, dove ogni situazione suggerisce, anzi racconta una storia tanto antica quanto attuale.
I disegni qui esposti sono frammenti di questa grande ricchezza iconografica, culturale e creativa. Sono suggerimenti di opere complete, rimandi a
racconti ampi e coinvolgenti, nei quali ogni figura ha un ruolo e le azioni compiute hanno un significato. E' quasi teatrale l'opera di Massimo Livadiotti, le sue tele sono una sorta di palcoscenico dove, attraverso un'immagine, si racconta una storia, un mito, un'avventura. Sono situazioni del tutto irreali, ma che tuttavia, attraverso i simboli, suggeriscono un'eternità che coinvolge tutti gli esseri umani.
E accanto al segno, nella trasposizione pittorica, assume un carattere fondamentale la presenza del colore, che diventa esso stesso personaggio, poiché riempie la tela, la rende viva e mobile, diviene veicolo delle voci e dei suoni che appartengono a quelle immagini.
E' il "Vero Mondo", come lo stesso artista lo definisce, e la matita è forse una "bacchetta magica" con grandi capacità di evocazione, che nelle mani di Massimo crea imprevedibili e insondabili alchimie.
Roma, 21 aprile 1999
Alessandra Maria Sette
Lo SCRIGNO DELLE IDEE
Ricordo un uomo che nasce da U!l grande masso. Sembra un menhir che possente e altero' si staglia contro una cascata di acqua vergine e . ncontaminata. Un battesimo, la forza della vita che vince l'apparente inanità
della pietra. Alchimie lontane e primitive, come primitivi e bellissimi sono i primi segni dei bambini nello spazio. I sensi sono rapiti e coinvolti in questa strana apparizione, una perturbante natività primigenia. Pare di unire l'acqua infrangersi e scorrere'sulle rocce.
Lungo le linee e le forme che vanno definendosi si scopre così che l'uomo non è solo, il suo braccio e il suo capo ancora avvinti alla materia sfiorano, stringono, abbracciano il corpo, ancora prigioniero, di un altro essere: l'altra metà del cielo. Maschile e femminile, giorno e notte, sole e luna, estroverso e introverso, positivo e negativo, per sempre destinati a cercarsi, unirsi, dividersi, per poi ricominciare l'interminabile ciclo della vita e della creazione.
Chissà se Massimo Livadiotti da bambino era attratto dalle raccolte epistolari e dai diari, incredibili e affascinanti luoghi della memoria, dove il gesto stesso del vergare il foglio pare quasi garantire l'immortalità dell'istante vissuto. Questa lontana suggestione, che ci rimanda ai diari di viaggio dei grandi poeti, scrittori e artisti del passato, si può rivivere osservando e cercando di "sentire" il mondo fantastico dei disegni di Massimo Livadiotti. Tanto più preziosi tanto più è evidente la frattura determinatasi nel nostro presente tra l'antica forma del viaggiare e il nostro modo veloce e superficiale di spostarci.
Massimo è uno degli ultimi grandi viaggiatori. Lui non si sposta semplicemente da un continente ad un altro, li attraversa, li percorre, miglio dopo miglio, con la pazienza e l'attenzione dell'esploratore. Grande talento, il suo, acutissimo sguardo, perspicuo e profondo, vellutato e conturbante come quello di un veggente. I suoi disegni sono i racconti dei suoi viaggi, viaggi non solo per terra e per mare, ma anche ~e soprattutto nei territori sconfinati e sconosciuti dell'anima. Ma come i pensieri, le tracce mnemoniche degli appunti di viaggio, così i disegni, per Massimo, sono istanti intraducibili ed enigmatici. Chi può conoscere il destino dell'attimo creativo? I suoi sono studi, schizzi, bozzetti, mai fini a se stessi, mai capricci o trastulli del pittore scanzonato e compiaciuto del suo segno. Lui stesso ci tiene a sottolineare che i suoi studi, prima ancora di essere dei disegni, sono parte di un progetto creativo più vasto, spesso legati alla realizzazione dell' opera pittorica. Appunti, verifiche continue e infaticabili delle idee. Non tutte tradotte, non tutte assurte all' immagine sinfonica e definitiva del dipinto. Una parte di essi è rimasta nel suo scrigno delle idee per anni, senza più uscirne. Alcuni forse sono andati perduti, passati di mano, regalati.
Strano destino davvero quello dei disegni. Migliaiil di fogli segnati, riempiti, grondanti di attimi immortali che aspettano in silenzio che il loro destino si compia. Ora vengono destati dal loro stato di apparente immobilità e mostrati.
Il viaggio inizia, corre l'anno 1979, i primi segni del suo modo semplice e intenso di cercare appaiono. All'inizio sono timidi e acerbi, forse un po' accademici, ma già lasciano intravedere il tocco e la lucida coscienza del grande saggio. Ritroviamo così gli schizzi per i dittici "Il corvo e la scimmia", del 1988 e "I cacciatori di maschere", del 1989; alcuni bozzetti legati al ciclo dedicato a Mithra, risalenti al 1992, giungendo così agli "appunti" più recenti, anticipatori di un nu,ovo viaggio, che s~ranno esposti il prossimo autunno alla galleria Il Polittico.
La sua è una vocazione, il suo sguardo, con il trascorrere degli anni, attraverso le sue esperienze vissute sempre fino all'ultimo respiro, con intensità indicibile, l'ha portato a raggiungere il sincretismo primitivo dei dipinti di Altamira e delle antiche civiltà, prima che vincesse il vizio scellerato della separazione del lessico, dalla dialettica -e dalla creazione artistica. Quel magico periodo in cui nell'apparente incompiutezza del disegno era già insita la capacità di comunicare e mettersi in relazione con le energie dell'universo, con le potenze superiori.
Questo perché il disegno è per sua natura silenzioso, discreto, sospeso, mentre il quadro è rumoroso, ostensivo, prepotente nella sua componente materica. Se si volessero fare dei paralleli liguistici si potrebbe dire che il disegno sta alla melodia come il quadro sta all'armonia, così come il disegno sta al significante almeno quanto il quadro sta al significato.
Ma tutto questo appartiene ad un'altra storia, alla speculazione intellettuale. Ciò che conta, qui e ora, è "sentire" e sentire significa soprattutto vedere, stare dentro le cose e nello stesso tempo starne fuori.
Il mondo è tutto ciò che accade.
1 suoi disegni sembrano sussurrare, con un garbo antico e inusuale: "Non pensare
ma osserva. Solo allora potrai dire di aver compreso l'universo".
Manuela Alessandra Filippi
Stella Interiore
... graffiare un cielo senza nuvole, ovvero diségnare su un foglio bianco; è come rincorrere fantasmi della mente. Sperare di catturarli e di farli prigionieri del Mondo «banale» delle immagini. La mano cerca... L'occhio è più veloce e la mente sta già cercando le Ombre! Quali Ombre? L'Ombra di un sovrano o di un Re.
Costui ordina alle sue donne di strangolarlo; arrivano... veloci
dal fondo, dal Bianco accecante di questo foglio. Vedi le Ombre? Adesso la mano è più decisa, l'occhio la guida. Vedo il tratto che scivola, insegue le donne, le afferra! Le avvolge come un liquido.
Il Re dov'è?
É fuggito? No, vuole un movimento, un gesto regale! Alza la testa, si ferma. La mia mano lo cattura e lo consegna alle sue donne. Il foglio si agita, gira, non sembra più un cielo vuoto. Infondo, in basso... vedo qualcosa. La testa, le spalle, cerco velocemente di afferrarlo! Ha i capelli sciolti. É scalzo; con il chiaroscuro lo avvolgo. Lo accarezzo, cerco di calmarlo con la punta della matita. É un eroe? Forse vuole esistere vicino a una Palma o forse vuole viaggiare sulla tela e scivolare nei Colori! Consento al nostro eroe di cercare dentro di «me» e che il mio «io» passi dal mio corpo al suo! Bisogna uscire dalle «allucinazioni» della realtà? Vedo il Vero Mondo attraverso la mia «Stella Interiore». La matita è forse una bacchetta magica? Un Mago. Sono un Mago e la mia matita è un Bastone; sprofondiamo nel buio, nel fondo di questo foglio, ma torneremo con molte immaginazioni!
Massimo Livadiotti