Tutto nell'edificio era integro, quasi cristallizzato nel volgere del tempo, i coppi del tetto, le travi settecentesche, porte e finestre antiche, così il recupero è stato totale, smontando, restaurando e integrando là dove qualcosa mancava con vecchi manufatti recuperati in ricerche lunghe e pazienti. Trecentocinquanta metri quadrati su due piani più il terzo di una torre, quattro anni di ristrutturazione, dieci per completare l'arredo. Senza fretta, l'amorevole e diligente attenzione dei suoi proprietari ha fatto crescere questa casa nel tempo, disegnandola in un abitare morbido, che pare essere così da sempre. " Nella volontà di creare una dimora accogliente dove ritrovare famiglia e amici, abbiamo seguito, aiutati dall'architetto Andrea Gobbi, due criteri: rispettare lo stile autoctono pur con qualche liceità eterodossa ma nel solco della storia della casa e inserire arredi che non superassero l'inizio '800. Così se la toscanità è oggi un trionfo di rossi mattoni a vista e legno naturale, loro hanno sbiancato a calce tutto, pianelle, travi e travetti, come usavano i contadini prima dell'800, per ottenere luminosità e pulizia. Anche i colori originali delle pareti sono stati recuperati nella loro storica presenza rurale: scovati sotto a intonaci sedimentati negli anni, sono tornati quell'azzurro particolare del sapere contadino che tiene lontano insetti e zanzare, il verde dei prati, il giallo della terra. Siglato da partecipata saggezza anche l'intervento strutturale più importante, la creazione di una grande cucina nell'antico loggiato. Le arcate della loggia mortificate da una chiusura in muratura che a inizio '900 l'aveva trasformata in porcilaia sono state riaperte alla luce, definite da ariose finestrature artigianali in ferro battuto che, complice l'accogliente tetto a falda, disegnano il calore domestico di quello che è il luogo tipico della convivialità toscana. Di qui, oltre una antica porta, altre arcate en enfilade scandiscono il soggiorno, ex stalla, in zone pranzo e conversazione.
Mobili-vetrina del primo '900 provenienti da una scuola toscana dove contenevano strumenti scientifici. La rimozione delle laccature successive ha messo in luce la curiosa numerazione in rosso delle vetrine e dei cassetti.